Studio di Psicoterapia/Associazione di Promozione Sociale
Associazione che si occupa di promozione del benessere psicologico in un’ottica di prevenzione del disagio individuale e relazionale, in ogni fase del ciclo di vita
© Liberamente “Le donne si guardino dal lasciare tracce di rossetto sulle schede” era il 46 ed è così che alcuni salutarono l’inizio di un percorso, di quell' “ouverture” della donna nella società del diritto se così ci si può azzardare a chiamarla. Da allora numeri e contraddizioni hanno segnato tappe comunque fondamentali di quello stesso percorso,fallimenti e conquiste. Leggiamo cosa ha scritto Maria Pia Pizzolante, laureata in storia contemporanea con una tesi su il femminismo degli anni settanta e la campagna per la legge sull’aborto, autrice di brevi racconti e saggi sulla precarietà esistenziale, impegnata per l'istituzione del reddito minimo garantito in Italia, attivista di movimenti ed iniziative per un altro modello di welfare e di politiche di genere, portavoce della rete nazionale TILT. "Oggi si celebra il settantesimo del voto alle donne, un passaggio fondamentale per la storia del nostro paese. Un passaggio che non nasce il 2 giugno del 1946, ma nelle lotte delle suffragette che rischiano ogni giorno la damnatio memoriae dalla storia, e dalla resistenza, dalla discesa in campo di tante che in quella lotta di liberazione si formarono e formarono la loro consapevolezza e il loro essere parte. ... E dobbiamo lavorare perché sia così, perché tornino al centro le relazioni e le relazioni col mondo e nel mondo, con i cambiamenti della nostra società e con le sue mille sfaccettature e differenze. Il voto alle donne ha fatto la differenza, le donne nel segreto dell'urna si ribellarono ai diktat dei loro mariti, della Chiesa, di chi pensava (e da questo non siamo mai al riparo) che avessero bisogno di un tutore, che avessero dei limiti nella coscienza politica, uno scarso livello culturale, che fossero conservatrici di natura: e votarono per la Repubblica per disobbedire. E fu l'atto di liberazione che ci ha liberati e liberate. Lo dico dunque alla mia parte, alla sinistra della resistenza e della liberazione, non siamo immuni dalla misoginia, dai pregiudizi, dall'abitudine, lavoriamoci. Non lasciamo indietro nessuno, ma soprattutto nessuna. Non dimentichiamoci di Sara, dei suoi 22 anni spezzati dalle mani di un uomo che non abbiamo saputo fermare. Non piangiamola domani. Agiamo tutti e tutte perché quel cambiamento che è culturale e politico lo dobbiamo esercitare adesso. Non possiamo più aspettare. Per celebrare i 70 anni del voto alle donne e della Repubblica domani andiamo a lottare, andiamo a trovare Sara, nel luogo dove le hanno tolto la vita, la libertà, il diritto. Perché Nilde Iotti, Teresa Noce, Lina Merlin, Maria Federici, Ottavia Penna Buscemi si impegnarono per rompere le strutture di potere funzionali a un sesso solo, fondate sulla divisione tra ciò che è politico e ciò che non lo è, tra sfera pubblica e sfera privata, tra cittadino e persona. Lo dico alle donne tutte, non lo faranno per noi, ma tenteranno di relegarci sempre. Allora celebriamo prendendoci l'impegno che non ci adegueremo, che disobbediremo, che ciò che è successo a Sara riguarda tutte e tutti e non ci devono convincere del contrario. Che non ci sono diritti che vengono dopo. C'è la bellezza di avere le stesse opportunità e di trovare gli strumenti per garantirle a ogni persona. Il voto è anche questo. Facciamolo libero e consapevole perché tra settant'anni possano festeggiare ancora o ancora di più."
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Aprile 2017
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